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Per anni ho sofferto di diarrea, dolori addominali e flatulenza: oggi grazie alla ricerca scientifica, i miei disturbi intestinali sono solo un lontano ricordo

Sentii bussare alla porta.

“Luisa se lì dentro? Per quanto ne hai ancora?”, chiese impaziente mia cognata Alice dall’altro lato della porta del bagno.

“Un attimo, ho quasi fatto” replicai, sapendo benissimo che non era vero.

“Qui c’è gente che deve usare il bagno” disse lei con tono di rimprovero.

Se non fosse stata la festa di compleanno di mio fratello, avrei preferito sprofondare dalla vergogna o scappare dalla finestra. Ancora una volta, il mio intestino mi stava facendo impazzire nel momento meno opportuno.

Ero seduta in bagno ormai da venti minuti. Nel frattempo, fuori dalla porta si era formata una lunga fila di persone, che aspettavano il bagno si liberasse. Ma non era finita, il mio intestino brontolava e non accennava a smettere. Ciao, sono Luisa Terrassa e in questo articolo vorrei raccontarvi della mia sindrome del colon irritabile, di cui ho sofferto per anni, e del percorso che mi ha portata a vivere serenamente senza più problemi intestinali.

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I miei disturbi mi tormentavano a tal punto che temevo costantemente che sarebbe potuto accadere di nuovo. Ma adesso me ne sono finalmente liberata! Tutto questo è stato possibile solo grazie ad alcune scoperte scientifiche che mi hanno aperto gli occhi e cambiato completamente la vita.

Da quando lo so, non ho più problemi intestinali. Posso tornare a vivere spensieratamente, senza dovermi preoccupare che diarrea, dolori addominali o flatulenza tornino. Voglio condividere con voi questa scoperta incredibile, affinché anche voi non dobbiate più combattere con diarrea, dolori addominali e flatulenza ricorrenti e possiate tornare a vivere la vostra vita come desiderate.

Di solito accadeva all’improvviso ed è così, all’improvviso, che tutto ebbe inizio

Alcune volte mi era capitato di dover correre urgentemente in bagno, senza trovarne nei paraggi. Per evitare eventi spiacevoli, ero costretta a pianificare in dettaglio i miei impegni.

I miei amici mi prendevano in giro per questo, ma non potevano capire cosa si provasse. Il più delle volte i sintomi si presentavano all’improvviso e tutti insieme, impedendomi di fare o pensare ad altro. La cosa più frustrante di tutte era che non riuscivo a trovare una causa scatenante a tutti i miei disturbi.

Provai con l’eliminare i latticini per una settimana, cercando di capire se potesse trattarsi di intolleranza al lattosio. Rinunciai persino alla mia adorata crema alle nocciole per colazione! Così, per due settimane, i disturbi sparirono…ma poi ricomparvero di nuovo…

Documentandomi su internet lessi che molte persone riscontravano problemi con le verdure crude, perché difficili da digerire. Così smisi per un po’ di mangiare insalata, pomodori, cetrioli etc… cosa difficilissima per me. La mia sgradevole flatulenza persisteva. Esclusi così anche questa strada.

Poi per un periodo tenni un meticoloso diario alimentare. Forse ero intollerante a certi alimenti, come le noci o certa frutta e non lo sapevo? Purtroppo no, la diarrea andava e veniva senza uno schema preciso. Decisi così di rivolgermi al mio medico nella speranza che potesse aiutarmi a risolvere i miei continui problemi intestinali. Quello che successe dopo ha dell’incredibile.

Riuscite a immaginare come vi sentireste se veniste etichettati dal vostro medico come “malati immaginari”?

Per 3 anni ho visitato molti studi medici, ricevendo sempre la stessa sconfortante valutazione. Sì, avete capito bene. La prima volta che andai dal mio medico di base fu tre anni fa! Mi indirizzò da alcuni specialisti per escludere malattie gravi e le provai tutte.

Per tre anni mi sottoposi a tutte le analisi, tra cui anche due endoscopie gastrointestinali, per sentirmi ripetere più volte che “di fatto” non avevo nulla. E così con una nuova prescrizione venivo mandata da un altro medico. Non potete immaginare come mi sono sentita. Sembrava che i medici mandassero di qua e di là solo perché non sapevano cosa fare.

Col tempo, iniziai a non sentirmi presa sul serio e capii che dovevo trovare da sola una soluzione al mio problema. Mi sentivo in difficoltà. Ma per fortuna la storia non finisce qui.

Il momento in cui mi sono seduta piena di vergogna in bagno, ha cambiato la mia vita

Torniamo alla sconvolgente esperienza iniziale, quando si era formata la coda fuori dalla porta del bagno e io ero in reda ad attacchi di diarrea e dolori addominali.

Stavamo festeggiando i 50 anni di mio fratello. Per quell’occasione speciale avevamo organizzato per lui una grande festa, con buffet e musica live. Avevamo invitato tutti i suoi amici, alcuni dei quali erano anche miei buoni amici. La festa stava andando alla grande, quando all’improvviso il mio intestino iniziò a brontolare. “Non ora”, pensai tra me e me.

Non mi ci è voluto molto per capire che non si trattava di un semplice brontolio di stomaco. Per quanto cercassi di ignorarlo, sapevo di non poterlo fermare e di dover andare in bagno immediatamente. Così rimasi seduta in bagno, per venti minuti buoni, con dolori addominali e diarrea persistente… e la gente fuori che bussava alla porta.

Dovettero passare altri cinque interminabili minuti prima che il mio intestino si calmasse di nuovo, e come potete immaginare, furono i minuti più lunghi della mia vita. Quando aprii la porta e vidi tutte quelle persone, non osai nemmeno alzare lo sguardo. Provai una profonda vergogna.

Nel tempo trascorso in bagno tra frustrazione, disperazione e vergogna, il mio intestino si era di nuovo calmato, ma il mio umore era ai minimi storici. Alberto, il migliore amico di mio fratello, con cui ero cresciuta, si accorse che non stavo bene e si avvicinò per chiedermi cosa non andasse.

Proprio in quel momento accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Mi lasciai andare, gli aprii il mio cuore raccontandogli dei miei problemi intestinali, della vergogna e della sensazione di paura che mi accompagnava costantemente. Abbassò la voce mi sussurrò: “Luisa, non ci crederai mai, ma forse ti posso aiutare”.

Come questa sorprendente scoperta ha segnato una svolta epocale

Barriera intestinale: con e senza microlesioni

Alberto mi raccontò di un podcast scientifico che aveva da poco ascoltato, in cui un professore parlava di uno studio sulla barriera intestinale. Alberto aveva colpito nel segno.

La barriera intestinale è una sorta di buttafuori tra l’interno dell’intestino e la circolazione sanguigna. Da un lato, deve essere permeabile ai nutrienti assorbiti per consentirne il passaggio; dall’altro, deve impedire che ospiti indesiderati (come batteri, virus, funghi o sostanze nocive) raggiungano il sangue attraversandola.

Un gruppo di ricercatori aveva scoperto che in un certo gruppo di soggetti affetti da disturbi intestinali ricorrenti la barriera intestinale appariva insolitamente permeabile. Sono stati inoltre in grado di dimostrare la presenza di lesioni minime (le cosiddette microlesioni) nella barriera intestinale che consentivano ad agenti patogeni o sostanze indesiderate di attraversare la barriera stessa.

Questi sono in grado di raggiungere il delicato sistema nervoso enterico intestinale, causando irritazioni e di conseguenza disturbi intestinali come diarrea, dolore addominale e flatulenza. In altre parole, gli individui colpiti avevano un intestino troppo permeabile, per così dire “bucherellato”. I ricercatori hanno definito questo fenomeno con l’espressione inglese “leaky gut” (intestino gocciolante).

Rimasi di stucco. Non avevo mai sentito parlare fino ad ora di “leaky gut”. In pratica il mio intestino era pieno di microlesioni e per questo dovevo vedermela sempre con diarrea e flatulenza? Gli scienziati avevano scoperto anche altre correlazioni. Infatti, avevano identificato anche lo stress come un importante fattore che contribuisce alle microlesioni intestinali.

“Questo spiegherebbe perché, soprattutto nelle culture occidentali, sempre più persone soffrono di disturbi intestinali ricorrenti come diarrea, dolore addominale e flatulenza”, disse Alberto. Il lavoro mi stressava parecchio. Ma mai avrei pensato che potesse avere un qualche effetto sul mio intestino.

Per quanto la conversazione con Alberto fosse entusiasmante, mi accorsi che stavo ricominciando ad avere i crampi allo stomaco. Interruppi bruscamente la conversazione e me ne andai di corsa a casa. Una volta rientrata presi il mio portatile e iniziai a fare qualche ricerca. Scoprii che fino a 11 milioni di italiani soffrono di disturbi intestinali ricorrenti. Quindi il mio non era certo un caso isolato. Ma cosa fare?

Ero tra i milioni di persone che ne soffrivano, finché non ho finalmente trovato una soluzione ai miei problemi intestinali, che per anni non mi hanno dato pace.

Questo ceppo batterico brevettato è veramente in grado di aiutare?

Approfondii parecchio l’argomento, finché non divenne talmente scientifico che faticavo a comprenderlo. Vi risparmio le ore di ricerca che mi hanno tenuto sveglia la notte: mi limiterò a riassumervi brevemente quello che ho scoperto.

In effetti, diversi studi scientifici hanno dimostrato un collegamento tra diarrea ricorrente, dolori addominali, flatulenza e i danni alla barriera intestinale citati da Alberto. Il termine “leaky gut”, ovvero queste microlesioni intestinali, identifica questa problematica. Il problema è che i sintomi scatenati da questa condizione sono molto variabili, come lo erano per me.

A volte predominano i dolori addominali, a volte si soffre di diarrea o flatulenza, altre addirittura di stitichezza. La maggior parte dei preparati presenti sul mercato agisce purtroppo solo su uno dei sintomi, senza migliorare, di fatto, le cause, ovvero le microlesioni intestinali. Di conseguenza, le persone colpite difficilmente traggono veramente beneficio. Inoltre, il medico riesce a stabilire la presenza di microlesioni intestinali solo attraverso la diagnosi di esclusione, ossia escludendo una per volta le altre possibili cause.

Le persone colpite da questa patologia finiscono spesso per rivolgersi a specialisti per anni senza capire realmente cosa ci sia che non va, esattamente come è capitato a me. Nella mia testa ronzavano già termini medici e scientifici. Ma non mi erano d’aiuto.

In quel momento mi vibrò il cellulare. Alberto mi aveva inviato un messaggio: “Ciao Luisa! Ho appena ascoltato un’altra puntata del podcast, nella quale si parlava di un batterio efficace per il Leaky Gut: il B. bifidum MIMBb75. Potrebbe fare al caso tuo! Tanti saluti e buona fortuna. Alberto” B. bifidum MIMBb75? Certo, avevo già sentito parlare di bifidobatteri, ma che cos’era questo specifico ceppo?

Così ricominciai a fare ricerche, questa volta digitando direttamente il batterio che Alberto aveva citato. E quello che scoprii fu sorprendente. Il ceppo di batteri è stato originariamente isolato dall’intestino di una persona sana da un professore italiano. La caratteristica unica di questo ceppo batterico, tuttavia, è la sua capacità di attaccarsi alla barriera intestinale danneggiata.

Molti studi hanno evidenziato che questa caratteristica particolare non è presente nella stessa misura in nessun altro ceppo batterico studiato. L’idea vincente è che, poiché i batteri si attaccano alle aree danneggiate della barriera intestinale, potenziali agenti patogeni o altre sostanze indesiderate non possano più attraversare la barriera intestinale.

In questo modo il sistema nervoso enterico intestinale particolarmente sensibile non si irrita più e i disturbi tipici come diarrea, dolore addominale o flatulenza possono diminuire. Questa immagine, così semplice, aveva senso per me. E più cercavo, più rimanevo affascinata. Durante la mia ricerca mi imbattei nell’immagine al microscopio che vi lascio di seguito e che, su un modello, mostra in modo impressionante come questo speciale ceppo batterico aderisca saldamente alle cellule intestinali:

E scoprii ancora più cose. Il ceppo batterico contenuto è stato testato scientificamente e lo studio è stato addirittura pubblicato su “The Lancet”! Anch’io non conoscevo questa rivista fino a poco tempo fa. Si tratta di una delle più antiche e rinomate riviste mediche del mondo: per i ricercatori è una sorta di premio vedere le loro pubblicazioni presentate su “The Lancet”. Lo studio sul ceppo batterico B. bifidum MIMBb75 vi era stato inserito.

Lo studio scientifico ha dimostrato che il ceppo B. bifidum MIMBb75 ha un effetto significativo sui soggetti colpiti dalla cosiddetta sindrome del colon irritabile con tutti i sintomi che affliggevano anche me, ovvero diarrea, dolori addominali, flatulenza e stitichezza.

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L’azienda NatureFormulas ha lanciato sul mercato un prodotto contenente il ceppo batterico B. bifidum MIMBb75 con il nome di “Aloe Vera Active®“. Aloe Vera Active® è uno dei rimedi utilizzati per la sindrome dell’intestino irritabile in molti paesi europei.

I vantaggi di Aloe Vera Active® in sintesi:

  • Risoluzione dei sintomi dell’intestino irritabile: diarrea, dolore addominale, flatulenza e costipazione

  • Proprietà antinfiammatorie, disintossicanti, immunostimolanti

  • Ricca di Vitamine essenziali

Come va assunto Aloe Vera Active®?

L’assunzione di Aloe Vera Active® è semplice: è sufficiente assumere due capsule una volta al giorno, con una quantità sufficiente di liquido (ad esempio un bicchiere d’acqua) e senza masticare. Importante per chi ne è affetto: non sono noti effetti collaterali legati all’assunzione di Aloe Vera Active®. Per un risultato ottimale si consiglia di assumere il prodotto per almeno 4 settimane. L’assunzione raccomandata di 2 capsule al giorno corrisponde a 84 capsule.

Come ordinare Aloe Vera Active®?

Il prodotto può essere acquistato sullo shop online Aloe Vera Active®. Aloe Vera Active® è venduto anche da alcune farmacie. Bisogna tener conto, però, che potrebbe verificarsi una carenza nella disponibilità del prodotto nelle farmacie fisiche. Per questo motivo consigliamo di acquistare direttamente dal sito ufficiale senza fare inuliti tentativi.

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